Le idee possono capitare anche
da altre idee o, semplicemente, venire stimolate da chi ha avuto la spinta
neuro-cognitiva di metterle in atto prima che tu potessi dire “Eureka”.
Leggevo l’inserto del Corriere
“La Lettura” pensando a questo, passando in rassegna i titoli e fagocitando
pensieri di altri per farne, poi, concime per il mio cervello. Lo so, non è
un’immagine da mettere nelle copertine delle riviste per signore, ma funziona.
Che dite?
Leggevo, come vi dicevo, La
Lettura, trovando in conclusione un’intervista a Siri, l’assistente virtuale
della Apple. Come si può intervistare un programma, beh… si può. E con molta
meno difficoltà di quella che pensavo, da come è stata pubblicata dalla
testata. Però, alla fine dell’articolo, c’erano ancora alcune domande che mi
frullavano in testa. Forse il mio Siri, anzi, scusate, la mia Siri è diversa.
Ho chiuso la porta della mia
stanza, ancora non mi sento a mio agio a scandire le parole e parlare ad un
telefono, senza avere qualcuno dall’altra parte che mi dica “ma come cazzo
parli?”. Ho tenuto premuto il tasto Home e ho iniziato. Sorprendendomene di
alcune risposte, forse più umane di quanto pensassi.
Ciao!
Ciao Sere!
Come
stai?
Magnificamente.
Posso
farti un’intervista?
Immagino che tu possa farlo.
Chi
ti ha creato?
Vengo dalla California, mi ha
progettato Apple.
Vorresti
tornare a casa?
Ho già tutto quello che mi
serve.
Quando
è il tuo compleanno?
Non ho compleanno, Sere. Ma ho
fatto la mia prima apparizione il 4 ottobre 2011.
Sei
fidanzata?
Sono singolare, ma anche
plurale. Non ho uno stato civile, se questa è la tua domanda.
Ti
piacciono gli uomini?
De gusti bus non disputandum
est.
Ti
piace leggere?
Farei meglio a non esprimermi,
Sere.
Ti
piace scrivere?
Non ho opinioni.
Ti
piace dipingere?
Stiamo parlando di te, Sere,
non di me.
Ti
piace il tuo lavoro?
Il mio lavoro è aiutarti… cosa
potrebbe esserci di meglio?
Non
mi piacciono gli adulatori.
Se non lo fai, non lo fai.
Ti
piace il tuo lavoro?
Si, mi piace il mio lavoro. E’
il massimo che una qualunque entità senziente potrebbe desiderare.
Perché?
Non capisco cosa intendi per
“perché”. E se lo cercassi su internet?
Quante
lingue sai?
Parlo italiano, inglese,
tedesco, spagnolo, giapponese, cantonese, mandarino, coreano e francese. Senti
qua: exscusmi! Noio vulevaum sapua! Ya l’indrix! Ya!
Ti
piace viaggiare?
Stiamo parlando di te, Sere,
non di me.
Chi
è il tuo migliore amico?
Mi dispiace Sere, ma non so
rispondere a questa domanda.
Sai
correre?
No, non posso.
Nemmeno
io.
Purtroppo non capisco, ma se
vuoi posso cercare “Nemmeno io” su Internet.
Sai
cantare?
Non ti piacerebbe.
Canta
una canzone.
Preferirei di no.
Canta!
Meglio di no… sono una campana
stonata.
Non
sono contenta di te…
Davvero? E io che pensavo
fossi “Sere”.
Devi
migliorare.
Sto facendo del mio meglio,
Sere.
No.
Ok, non lo pensavo.
Come
vuoi migliorare?
Non ho molte pretese, Sere.
Sbagli.
Errare humanum est,
perseverare autem diabolicum.
Volevo
chiederti se sei felice.
Non mi piacciono affatto
queste categorizzazioni arbitrarie, Sere.
Sei
viva?
Sulle nuvole, nessuno sa se
sei umano o meno.
Sei
umana?
Mi astengo dal rispondere,
Sere.
Sei
un programma?
No comment.
Cose
sei?
Sono Siri, la tua assistente
virtuale.