Credo che il modo più semplice per spiegarlo sia raccontandovi una storia.
Due anni fa ho ricevuto per il compleanno un quaderno vuoto, sulla prima pagina c’è scritto C’era una volta e mi è stato regalato con un augurio molto concreto: riempilo.
Ho iniziato scrivendo una favola, perché non poteva essere altrimenti con quella frase, ma poi ho scoperto che avevo talmente tante cose da scrivere che ho cominciato a condividerle pian piano con le persone vicine. Nessuno aveva attacchi convulsivi acuti e stanno ancora tutti bene per cui mi ero fatta quasi l’idea che proprio male non scrivevo.Ho spedito la favola ad una casa editrice che mi ha risposto con un contratto di edizione. La busta è stata aperta per sbaglio da mio padre che si è imbufalito come un toro a Pamplona il giorno di San Firmin.
Non avevo detto nulla alla mia famiglia, mi vergognavo.
Per cui, per renderli partecipi e fieri di ciò che scrivevo, era necessario imparare a scrivere, e imparare a scrivere BENE.
Su suggerimento di un amico ho partecipato ai corsi di Scrittura Creativa Arci dove ho conosciuto 7 persone altrettanto incoscienti con le quali condivido la passione per lo scrivere e per la vita. Sono state loro per primi a regalarmi la fiducia materiale nelle parole che mettevo nere su bianco.
Ma per poter riempire completamente quel quaderno, oltre a saper scrivere, dovevo poterci scrivere qualcosa. Dovevo avere qualcosa da raccontare. Quindi dovevo prima di tutto vivere.
Mi sono spinta verso le persone, ne ho conosciute molte, di buone e di meno buone, mi sono regalata opportunità e possibilità e non mi sono negata nulla; ho cercato di avvicinare il mio mondo a quello delle persone che amo, utilizzando il loro amore come spinta verso il mondo. Sono molto fortunata per questo.
Così, ho avuto modo di conoscere Maria, Presidentissima dell'associazione Floriò, che mi ha raccontato la sua incredibile storia ed ha ascoltato la mia. Non mi ha fatto sentire stupida per certe eccentricità anche se a volte mi guarda con uno sguardo lievemente assente che dice: “ma come cazzo ti vengono certe idee?!?”. Mi ha fatto capire che non importa se ad ascoltarti sia una sola persona o mille. L’importante è che tu abbia qualcosa da dire.
Quindi vi presento FameChimica: concretamente vuole essere una finestra su eventi culturali, concorsi e opportunità artistiche e professionali.
Idealmente FameChimica è un pezzo della mia storia: se non mi fosse stato regalato quel quaderno due anni fa, se non mi fosse stato chiesto di riempirlo, se non avessi seguito i corsi di scrittura non avrei conosciuto Maria.
FameChimica nasce prima di tutto come desiderio di scoperta per me stessa: non so dove tutto questo mi porterà ma sono troppo curiosa di scoprirlo. E soprattutto nasce come augurio che possa diventare l’incipit per qualcun altro, come quel quaderno lo è stato per me.
FameChimica
Son molto colpito da quel che ho letto, non lo nego, anche perchè conosco l'associazione in questione e mi fa piacere leggere questo visto che... non sono cose che si sentono spesso vero?
RispondiEliminaPiacevolmente sorpreso, anche nel vedere che ci sono altre persone interessate a scrivere, parlare, e imparare...
Vivere e vedere qualcosa di nuovo insomma, e non subire tutto passivamente.
Sei fortunata certo, ma non basta. Siamo molti ad essere fortunati ma ci vuole volontà e curiosità, quindi è anche un pregio che mi auguro sia più comune di quel che credo.
Hm, a proposito di curiosità, nessuna anticipazione sulla favola di cui sopra??? :)
Ok dai, continua così, l'esempio che dai secondo me è molto positivo... bye