martedì 12 giugno 2012

SOMA - giorno 3


Quando ti accorgi che ormai è troppo tardi, fai un lungo respiro. Non tanto per risucchiare aria e nutrire il cervello perché trovi una soluzione in meno di 2 secondi. Serve per dirti ci-sei-dentro-fino-al-collo-giovane tutto d’un fiato. Se prendi tempo per scandire le parole non arriverai mai alla fine della frase.
Pensavi capitasse solo agli altri, credevi di essere al sicuro da ogni sorta di dipendenza: no alcol (in dosi elevate), no sigarette, no droga, no shopping, no cibo, no videogames, no Lost (la dipendenza da caffè non rientra nel paniere per il calcolo delle dipendenze, il caffè è un diritto).
“Ciao, sono Tizia e sono 3 giorni che non…”. No.
No. No. No.
Non sono ancora così grave. Io, io posso smettere quando voglio.
Sì, sì, sì…
Adesso vi racconto com’è andata e anche voi direte, alla fine, che non è così grave.
Sabato mi trovavo dalle parti di Spazio Supernova, c’era l’Officina Lahar e non potevo perdermela.
Stava spuntando il sole. Avrei dovuto accorgermi dell’eccezionalità del caso, perché spunta sempre il sole quando succede qualcosa.
Entro nell’appartamento e c’era un odore inconfondibile: il profumo della carta stampata, quello che stanno cercando di imbottigliare a 87,99 con l’etichetta Paper Passion. Quello.
Poi incontro Marco e lì inizia il mio trip. Parte a spiegarmi com’è nata Lahar Magazine, parole a raffica come un colpo di mitraglietta che lì mi seccano. E ascolto, vedo l’idea di Marco che gonfia sopra la sua testa, parte e si dilata come un’enorme macchia di vino rosso sopra una tovaglia bianca. E’ tentacolare e cattura anche me,  più veloce e letale del veleno di tarantola. Prigioniera senza sforzo.
Lahar, Lahar, Lahar. I colori intorno si fanno più vividi, il profumo della carta si confonde con quello del pane km 0 tagliato da poco, sul bancone dietro di me. Sento l’acre dei pomodorini  nelle narici,  e il dolce dell’olio che arriva con una folata di Lahar aperto e steso alla parete. Perché Lahar non lo sfogli, lo apri.
E Marco parla, e voglio ancora le sue idee, le idee della gente intorno a noi, le idee di quelli fuori che abboccano alla canna di Lahar (letteralmente), voglio le idee degli amici e di chiunque abbia un’idea, voglio le domande del mio amico Francesco, voglio mangiare le parole e più suoni ascolto, più ne vorrei. Perché le idee fanno così, ti scavano dentro un solco da riempire e, senza, ti senti balbettante come uno studente che non sa la lezione.
Ero in un altro mondo anche se non così lontano. Ora il sole fuori c’era eccome, non stava solo spuntando, stava stravaccato in poltrona e si godeva la scena.
L’effetto è durato per due giorni interi. Pazzesco.
Ma adesso…
Adesso voglio un altro po’ di idee, vi prego. Giusto per arrivare a Giovedì. Ancora un po’ e poi smetto.
Perchè io, io smetto quando voglio.
Lo giuro.


visit

sabato 2 giugno 2012

Spring Fever!


Mi sono svegliata questa mattina con una voglia pneumatica di colore. Sarà insurrezione alla giornata grigia che, stranamente, accompagna ogni week end da un po’ di tempo. Sarà che il mese di Giugno mi mette sempre allegria. Ma ci vuole colore e ci vuole una mano che tamburella sul tavolo a ritmo di musica, che va sparsa in giro come semina buona.
Quindi stasera andrò allo SpringAFiori, a Maserada, e ho chiesto a Laura, una delle organizzatrici della manifestazione, di raccontarci questa storia.


Com'è nata l'idea?
Il nostro Festival ‘seminasuoni’ è nato nel 2007 dalla passione per la musica e dall’impegno di un gruppo di giovani provenienti da Maserada e dintorni, in collaborazione con il "Gruppo Controluce".  L’attività è iniziata grazie a fondi messi a disposizione dall’assessorato per le Politiche Giovanili del comune di Maserada, prendendo poi il via fino ad autoalimentarsi con fondi propri e sostegni da numerosi sponsor.

Da dove nasce il nome SpringAFiori?
Abbiamo voluto dare un nome un pò strano e originale alla manifestazione. Springafiori ha due significati: il primo, Spring a fiori come Primavera a fiori, tradotto dall'inglese all'italiano; il secondo, Springafiori come il bagnafiori preso direttamente dal dialetto trevigiano.

È ormai il quinto anno che date vita a questa manifestazione. Com'è stato l'esordio?
Sì, questo è il quinto anno. L'esordio è stato molto difficile in quanto nessuno di noi aveva mai organizzato un concerto. Abbiamo imparato anno per anno a gestire meglio l'evento, nonostante i problemi causati dal maltempo non siano stati pochi. Siamo molto entusiasti del pubblico che siamo riusciti a coinvolgere, ed esso è cresciuto con il festival di anno in anno, seguendoci con sempre più attenzione ed è questo che ci fa continuare.

Quale sarà il programma di quest'anno?
Quest'anno parteciperanno cinque band e sono: Controllo elettronico della Velocità (punk, indie rock ed elettronica, di Treviso), Kink Size (rock garage, indie, di Treviso), Alberto Gesù (canzoni fuori moda, di Venezia), Captain Mantell (space punk, di Venezia), Majakovich (zouk progressive, dall’Umbria). Oltre a loro ci sarà la seconda mostra d'arte dove esporranno 16 artisti.

Quale messaggio volete trasmettere con la vostra iniziativa?
Springafiori vuole promuovere i gruppi emergenti italiani. Springafiori significa musica dal vivo, spettacolo, mostre d’arte, esibizioni di giocoleria, punto di ristoro con cucina; insomma, aggregazione giovanile. E’ suono ed energia.

Ecco cosa ci vuole…
FameChimica